Volevano ricostituire la Cupola di Cosa nostra dopo la morte, a novembre del 2017, del boss Totò Riina, che ne era stato il capo assoluto per oltre un quarto di secolo, ma il piano venne sventato, a dicembre del 2018, dai carabinieri. Se 43 imputati, travolti dal ——, che avevano scelto l’abbreviato sono stati a dicembre dell’anno scorso, per altri 5, che avevano optato per il dibattimento, la sentenza di condanna è stata invece confermata oggi dalla terza sezione della Corte d’Appello.
Per una sesta persona, il costruttore , il verdetto è stato invece ribaltato: è stato assolto e torna quindi anche libero (era agli arresti domiciliari perché ultrasettantenne). La decisione è del collegio presieduto da Dario Gallo, che ha sostanzialmente confermato il verdetto emesso a luglio dell’anno scorso dalla quinta sezione del tribunale, presieduta da Salvatore Flaccovio.
Nel caso di Lo Sicco, invece, sono state accolte le tesi della difesa, rappresentata dagli avvocati Rosanna Vella ed Enrico Tignini: con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa in primo grado era stato condannato a 10 anni di reclusione. Ora è stato completamente scagionato.
La sentenza regge per gli altri imputati: confermati 18 anni a del clan di Misilmeri, 17 anni a , 12 anni e mezzo per , 3 anni e 8 mesi a e 3 anni e 4 mesi a . Confermati anche i risarcimenti per una decina di vittime del racket e diverse associazioni come Addiopizzo, Sos Impresa, Solidaria, Confcommercio, Sicindustria, Centro Pio La Torre e Confartigianato, nonché ai Comunei di Misilmeri e Villabate, tutti parte civile con l’assitenza, tra gli altri, degli avvocati Ettore Barcellona, Francesco Cutraro, Salvatore Caradonna, Fabio Lanfranca, Maria Luisa Martorana e Fausto Maria Amato..
In un processo durato anni, la Commissione d’Appello ha confermato oggi la condanna di cinque persone coinvolte in un piano per ricostituire la Cupola di Cosa Nostra. Questo piano era stato messo in atto dopo la morte del leggendario boss Totò Riina nel novembre del 2017.
Tuttavia, la sesta persona coinvolta nel processo, un costruttore, è stata invece assolta e rilasciata. È importante sottolineare che questa persona era agli arresti domiciliari a causa della sua età avanzata. La decisione è stata presa dalla Corte d’Appello, che ha confermato la sentenza emessa l’anno scorso dal tribunale.
Un altro imputato coinvolto nel processo, Lo Sicco, è stato completamente scagionato dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa. Inizialmente, era stato condannato a 10 anni di reclusione, ma ora è stato dichiarato innocente.
Per gli altri imputati, la sentenza è stata confermata. In particolare, sono stati confermati 18 anni di carcere per uno dei membri del clan di Misilmeri, 17 anni per un altro degli imputati, 12 anni e mezzo per un terzo, e infine 3 anni e 8 mesi e 3 anni e 4 mesi per gli ultimi due.
Inoltre, sono stati confermati anche i risarcimenti per le vittime del racket e per varie associazioni che si sono costituite parte civile nel processo. Tra queste associazioni vi sono Addiopizzo, Sos Impresa, Solidaria, Confcommercio, Sicindustria, Centro Pio La Torre e Confartigianato, nonché i Comuni di Misilmeri e Villabate.
Questa sentenza segna un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata in Italia. La Cupola di Cosa Nostra è sempre stata considerata il vertice dell’organizzazione mafiosa, e il suo tentativo di ricostituzione dopo la morte di Totò Riina rappresentava una minaccia per la sicurezza pubblica.
Grazie all’operato delle forze dell’ordine e alla decisione della Corte d’Appello, questo pericolo è stato sventato. Ora, le persone coinvolte nel piano per ricostituire la Cupola dovranno affrontare le conseguenze delle loro azioni, mentre la società italiana può continuare a combattere la mafia e cercare di costruire un futuro migliore.